24 agosto 2006

La famiglia Spagnuolo

BY FRANISIA

Questa bella foto è stata scattata da me medesima nel quartiere italiano di Boston. Non so resitere alle parole italiane con quella "U" dal sapore antico. Il solo pensare a certe frasi mi fa ridere: "A che giuoco giuochi?" "Al giuoco della famiglia Spagnuolo!" Una mia conoscente non sapeva resistere alla parola "buccia". Sarà una coincidenza, ma la "U" fa la sua parte. Torniamo al quartiere italiano di Boston, sembra di passeggiare sul set della serie televisiva i Sopranos. Ci sono gumpà (compari) brizzolati seduti davanti ai caffè pasticceria a prendere il fresco, spaparanzati su seggioline che scricchiolano sotto il peso dei lombi poderosi. Si alzano e baciano passanti, più si assomigliano e più si baciano. Fanno folklore, si capisce, pero' chissà che si dicono bisbigliandosi nelle orecchie. Io ho quasi cercato il contatto visivo, una qualche allusione al fatto che siamo compartioti, ma il fatto è che per loro sono un aliena. Potrei venire dalla Lapponia e non farebbe nessuna differenza. Non ho la presenza, mi manca quel certo non so che latino americano percui potrei anche passare da italiana a Boston. Sarà che JLo ci ha rovinato la piazza con i suoi looks sportivi in rosa. Le danno sempre le parti da italiana, pardon, da italoamericana. Per ora mi limito a fotografare insegne, magari con un po' di coraggio la prossima volta farò amicizia e scatterò qualche foto di gruppo.

10 commenti:

Lajules ha detto...

La "U" in gioco per me si unisce nel ridicolo alla "I" di In "In Ispagna" o "In Isvizzera".
Parlando di italo-americani, e' vero che c'e' qualcosa di stranamente familiare e completamente alieno in questi "gumpa"" che mangiano "capicolla" e "pizza pie coi pepperoni" ("pepperoni" qui e' il salamino piccante).
Nella Little Italy di New York, passeggiavo in un negozietto italiano e mi sentivo svenire tra le mille vecchie caffettiere, i merletti polverosi, i contenitori in ceramica per la pasta e il sugo, i grembiuli con lo Stivale disegnato. Sembrava un versione allucinata della casa di mia nonna, un incubo antico, solo qui perfettamente italiano.

cat ha detto...

appunto solo li! qui muffin come se piovesse, e anche mia nonna ha il microonde! non ci sono più le nonne di una volta.
La regola di mettere la i davanti alle parole non mi ricordo più come si chiama, comunque anche la mia nonna sarda non scherzava: mettiti il golfo (golf), ci vediamo davanti alla fiatta (fiat) ecc..la nnonna veneta invece tende ad eliminare: il termosifon, un astico (un elastico)e via così belli i dialetti! saluti golosi cat. approposito di famigghia: anch'io c'ho una cuggina che si è trasferita in america, la potete trovare qui www.sommersetfarm.org ;andarla a trovare per ora rimane un sogno !

cat ha detto...

oddio ho scritto li senza accento! sorry cat

Francesca ha detto...

Hey Cat, ho provato ad andare sul sito della tua cuggina, ma il server risulta sconosciuto...

Anonimo ha detto...

Oh gosh, non ti allarmare l'alieno sono sempre io, è la mia seconda identità...ooops

Lajules ha detto...

L'indirizzo corretto e' www.somersetfarm.org, con una "m" come la bellissima campagna inglese con lo stesso nome. Ho visto il sito: mi sembra un gran bel posto!
Leggere di come i muffin stiano invadendo l'Italia e' certo sconfortante, ma riusciamo a svangarla contro il pollo fritto, allora non mi preoccuperei troppo.
A proposito di pronuncia distorte e/o antiche, qui il dialetto ha spesso preso il posto dell'italiano. La rucola, che in Inghilterra si chiama "rocket", qui ha si chiama invece "arugula". Suona familiare? Tutte le altre parole vengono invece pronunciate senza la vocale finale: "mozzarell", "calzon", e "prosciutt". Cosi' e', se vi pare.

Annina ha detto...

La "i" di “in Isvizzera” si chiama "i" epentetica. Così ho salvato cat da chissà che notti insonni.
Mi pare invece che le pronunce tronche dei nomi italiani ricalchino la lingua di Cattivik, ma non ho capito una cosa: sono gli americani o gli italo-americani a parlare così?
Riguardo ai dialetti, si scoprono a volte analogie pazzesche con altre lingue. Per esempio, in tedesco carciofi si dice “Artischocken”; ebbene in veneto questo ortaggi si chiamano “articiochi”, parola quasi scomparsa che io conosco solo grazie (guarda caso) alla mia nonna.
Arrivederci, pezzo di mariuoli…

annucci ha detto...

Sarà che vivo in un paesino fermo al 1960 ma i muffin in giro non li vedo se non in qualche trendy bar/caffetteria di Milano centro.
Non credo ci sia un'invasione negli ultimi anni, l'ultimo prodotto americano che ha avuto un rande successo in Italia credo siano i pop corn mentre il burro di noccioline e il succo di cranberry hanno avuto uno scarsissimo successo in Italia.

Annina ha detto...

I muffin in Italia si trovano solo da McDonald, negli autogrill e in alcuni bar delle stazioni. Di aspetto sono carini ma una volta assaggiati l'impressione è che l'80% del contenuto sia composto da "conservanti e aromi artificiali".

Lajules ha detto...

I muffin americani non sono granche'. Sono pieni di sciroppi e conservanti e hanno una consistenza gommosa. A Londra invece ero diventata dipendente; sara' che il burro e' un'altra storia.
L'aberazione dolciaria sono i biscotti definity "chewy" ovvero, gommosi. Sono pieni di zucchero che ti si infila ancora a granelli tra i denti e si piegano smollacciati al tocco. Sembra che non siano stati cotti copletamente o, peggio, che siano stati lasciati in spiaggia la notte a prendere un po' di umidita'. Bocciatissimi.