Di Annina
Ecco un’idea che avrei voluto avere io. Quella che vedete nella foto è una delle bomboniere che i miei amici Angela e Paolo, novelli sposi dal 13 settembre scorso, hanno offerto agli ospiti per ricordare il loro matrimonio, per altro reso indimenticabile da una delle peggiori giornate di pioggia di quest’anno bisestile. Che le bomboniere a guisa di cigno di porcellana o di cuore trafitto in cristallo simil-Swarovski fossero in netto calo di popolarità mi era già chiaro da qualche matrimonio a questa parte, e sono sicura che anche voi, negli ultimi tempi, avete accumulato confetti abbinati a sobri pacchettini di stoffa o a bomboniere eque e solidali, anziché a vassoi in vetro con decorazioni in silver plated (per altro, uno dei materiali più orripilanti che l’uomo abbia mai fabbricato).
La cesta delle bomboniere di Angela e Paolo, come avrete capito, era invece ricolma di libri, scelti da loro e accompagnati uno per uno da una dedica. Se vi state immaginando una coppia di intellettuali circondati dai loro amici del Club del Bibliofilo, vi sbagliate: pensate piuttosto a due laureati in materie tecniche che hanno invitato allo sposalizio l’amico d’infanzia e la cugina che fa la commessa a Treviso; il che, secondo me, rende l’iniziativa ed il suo esito ancora più degni di nota. Purtroppo, non ho avuto modo di interpellare gli sposi stremati in merito ai criteri della scelta dei titoli, che, letti uno di seguito all’altro, facevano un effetto eterogeneo: il libretto rosso di Mao accanto ad “Orgoglio e Pregiudizio”, la “Storia delle ville venete” e l’antologia di Spoon River, un ricettario di dolci tra una tragedia di Shakespeare e un giallo di Lucarelli. Gli ospiti hanno dimostrato un tale entusiasmo che, dimentichi di ogni principio del bon-ton, hanno iniziato a pescare il loro pacchetto dalla cesta senza aspettare che la sposa glielo offrisse a fine serata. Del resto, una delle caratteristiche dei libri è di essere un bene di consumo soggetto a regole particolari: è noto, ad esempio, che i libri prestati non tornano indietro, e conosco persone che non ruberebbero una caramella da un vassoio, ma praticano senza alcun rimorso il furto sistematico (per altro reciproco) dei libri degli amici. Io non mi sono tirata indietro, e prima che fosse troppo tardi ho agguantato una copia de “L’isola del Tesoro” di Stevenson. Perché, come ha recentemente detto una mia collega durante un consiglio di classe, ovviamente riferendosi agli studenti: “non si può arrivare a trent’anni senza aver letto l’Isola del Tesoro”; ed io, pensando al mio segnalibro in quel momento a pagina 58, le ho annuito complice.
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