04 luglio 2006

Capitolo I: Deep-Fried o Come si diventa americani

BY LAJULES

Primo giorno in America - Il migliore amico dell’uomo - Il migliore amico della Festa del Rigraziamento - Rivelazioni



Il mio primo viaggio in America fu nel 2003. Era il mio viaggio post-laurea e pre-disoccupazione specializzata. Bei tempi. La prima settimana la trascorsi con mio padre, la sua compagna Patty, e Fefe, la mia amica di sempre. Eravamo ospiti da due amici di Patty, un violoncellista di Padova e una cantante lirica del Connecticut con un'ossessione canina al limite della psicosi. Ma in fondo quale cantante lirica non gira la cittá con le tasche piene di biscotti per cani da offrire in giro?

“Tesoro, ho ripulito I visoni dell’anno scorso e sai cos’ho trovato?”
“Venti euri?”
“No, due costicine!”

Ma a parte questo, la notizia che sconvolse la nostra innocenza di provinciali italiani nella nostra prima serata newyorkese fu, come al solito, culinaria.
“Lo sapete che sempre piú famiglie americane friggono il tacchino invece di cucinarlo nel forno?” ci annuncio' a bruciapelo il violoncellista.
Si avvicinava la Festa del Ringraziamento, o Thanksgiving, come lo chiamano i locali.
“Cioe’?” chiese Fefe allarmata.
“Cioe’ si compra il tacchino piu’ grande che si riesce a trovare, uno che mai e poi mai entrerebbe nel forno, lo si butta un pentolone pieno di olio di semi, e lo si lascia friggere per un ora” rispose lui (sul suo viso il sorriso di chi sa di aver colpito).
“Per un’ora? Ma… si puó fare?” sussurrai io che dopo due anni di dieta mi faccio il segno della croce ogni volta che sento le parole ‘mozzarella in carrozza’.
“Sembra di sí.” Che domande!

E il violoncellista si lanció in un acuta ed accorata analisi socioeconomica, dove le famiglie povere del Tennessee non solo non avevano il forno, ma conservavano l’olio da generazioni, impiegando i figli in etá scolare alla pulizia del pentolone (quando non ci dormivano dentro). Il tacchino fritto era il simbolo e la rivincita di coloro che erano stati abbandonati dal timidissimo welfare statunitense e soprattutto da Hollywood, che e' la ragione per cui gli americani per noi sono tutti ricchi e sorridenti portatori insani di mitragliatrici da polso.

Imparammo che il tacchino veniva poi tagliato con un coltellaccio arrugginito dal padre di famiglia nell’unico momento in cui la prole lo guardava con rispetto. Servito con una salsa di mirtilli rossi in scatola, e da una schifezza immonda quale lo sformato di patare dolci con marshmellows gratinati, il tacchino era l’idolo senza testa al centro della tavolaccia di assi tarlate, con la famiglia pulciosa e sdenata che biascicava una preghiera che nessuno avrebbe ascoltato, mentre i bambini stringevano le mani callose dei genitori nell’unico gesto di affetto e gioia che credevano di meritare nella loro squallida esistenza suburbana.
Fefe ed io singhiozzavamo l’una tra le braccia dell’altra: noi figlie di funzionari Generali, noi con i nostri stivali di pelle, noi con i nostri molari allineati da preziosi apparecchi, noi con i nostri capodanni in montagna a bere Bailey’s e tequila, noi con i nostri nomiglioli idioti. Che vergogna, che nausea.
Quella notte dormimmo a malapena, per il rimorso e per il fuso orario (6 ore avanti!).

Il giorno dopo facemmo colazione con quattro frittelle, due uova strapazzate, bacon e succo d’arancia, ma io non riuscivo a non pensare a quest’America di miliardari e roulottari, tacchini al forno e tacchini fritti.
Mi ingozzavo di frittelle e non sapevo che solo due settimane dopo, avrei incontrato Alec ad Atlantic City, e mi sarei traferita a Washington poco dopo. Ma meno che meno sapevo che l’anno dopo avrei trascorso il mio primo Thanksgiving con la famiglia di Alec, a mangiare ostriche nel patio, annaffiandole con un buon vino francese.
E certo non sapevo che quel giorno Alec ed io ci saremmo presi per mano, avremmo lanciato un tacchino di 10 chili in un pentolone pieno d’olio di arachidi, e saremo poi scappati ridendo per non venire bruciati vivi come nel medio evo.
E quando addentavo la coscia sugosa e saporita, avevo giá imparato che l’America non te la puoi far raccontare da nessuno. Proprio no.

1 commento:

Lajules ha detto...

Cara Damiana,
Chissa' se andrai a ripescare questo post, ma ho letto il tuo commento solo oggi.
Il tacchino non viene impanato, anche se me lo sarei aspettato conoscendo il pollo fritto.
L'effetto finale e' di poco differente da un tacchino al forno. Fritto e' u po' piu' saporito, ma questo e' tutto. Immagino pero' che se l'olio non e troppo caldo venga fuori 10kg di untuosita' tutta da dimenticare con una lavanda gastrica.