19 luglio 2006

IL DOLCE FORNO DEL SUBCONSCIO

BY LAJULES

Tra i pochi giocattoli anni '80 che riuscii ad ottenere da mia madre c'era il Dolce Forno Halbert. Peccato che non sia mai riuscita ad imitare le tortine esibite nella pubblicita' perche' mia madre fece sparire le istruzioni e mi dette a credere che il Dolce Forno fosse solo un giocattolo. Io cucinavo tortine immaginarie e sognavo di trascinare Herr Harbert in tribunale. Chissa': forse mia madre temeva che la lampadina da mezzo Watt con cui avrei potuto cucinare una crostatina in otto ore avrebbe fatto saltare in aria la casa. Conoscendo mia madre, la cosa e' piu' che probabile. Meno male che alla fine ero una bambina gastronomicamente stramba. Mi piacevano il fegato, gli spinaci e la minestra; mi disgustavano la panna montata, la marmellata e il miele. Le tortine Harbert non mi sono mancate, alla fine, piu' di tanto.

Questo aneddoto pero' mi ha fatto pensare. Cosa racconta il cibo di noi? C'e', nel modo in cui teniamo la forchetta o puliamo i carciofi, un'indicazione della nostra natura piu' profonda? Cosa possiamo indovinare del nostro bello quando scosta le verdure verso il bordo del piatto? O quando aggiunge un tuorlo crudo al sugo di pomodoro? E' quasi una teoria universalmente accettata che chi ama mangiare e' bravo a letto. Che perversione si celera' in chi si abboffa di Mars & Co.? Tutti i bambini si ostinano a mangiare sempre la stessa cosa (io volevo ricotta, tortellini alla panna e la pizza viennese), perche' si stanno creando un'identita' e la vogliono difendere mentre la costruiscono. Ma poi che succede?

Ho cominciato a pensare alle persone che conosco, e quali sono le loro peculiarita' culinarie e gastronomiche. Mi e' venuto in mente un amico che si nutre di latte e cioccolato e zucchero. Un'altro mangia le verdure solo se sminuzzate fino alle componenti atomiche. Un'altra si rilassa sgranocchiando cubetti di ghiaccio. Un'altro si ostina a mangiare il pollo arrosto con forchetta e coltello. Un'altro ruba i piselli surgelati. Un'altra considera una mozzarella intera in cima a una forchetta una cena decente. Un'altra sostiene che i funghi sanno di sangue. Un'altro era talmente ossessionato dalle proprieta' benefiche dell'aglio da aggiungerlo nel caffe' (giuro!).

Mio padre aveva l'abitudine di mangiarsi limoni interi a bocconi davanti alle figlie pietrificate dallo spettro dell'acidita'. Cosa credeva di dimostrare? Credo che alcuni cibi siano sfide: come ingozzarsi di mentine superforti e mantenere un'espressione dignitosa.

Alla fine ho pensato a me stessa (da brava egocentrica) e mi sono resa conto che mangiare mi piace, e cucinare anche. Ma se sono lasciata in balia di me stessa, ricado troppo facilmente su riso in bianco e zucchine al microonde. Mi sono allora giudicata da sola con le parole della mia maestra elementare: "E' interessata e partecipe ma potrebbe impegnarsi di piu'".

Che cosa dice la vostra cena di voi?

9 commenti:

Annina ha detto...

Cara lajules, il tuo post è geniale: hai riunito in un colpo solo il tema aperto da Annucci (giocattoli anni ’80) con il tema portante del blog, “le buone ricette per una vita nuova”.
Sul rapporto cibo - sesso ti racconto un aneddoto: ai tempi dell’università avevo un conoscente (sotto sotto un tipo morboso): quando prendevo il caffè, mi faceva osservare che, da come questo viene sorseggiato, si dovrebbe capire il modo in cui si fa sesso, e che quindi il mio bere il caffè a piccoli sorsi, gustandoli poco alla volta, doveva significare qualcosa. La realtà era semplicemente che odiavo il caffè troppo caldo e proprio non lo riuscivo a buttare giù.
Però non rigetto del tutto la teoria, anche se non vedo come adattarla alla mia capacità di ingurgitare bruschette e crostini in quantità praticamente illimitate. A proposito, vuoi sapere come mangio io? Mi piace mangiare ma non cucinare, e nel cibo cerco una traccia dell’amore con cui è stato preparato. E se mi capita di mangiare qualcosa di mal cucinato, volutamente mal cucinato, come i toast dei bar padovani fatti con il pane da tramezzino, non penso “che schifo!”, bensì “perché tanto odio?”. Trai le tue conclusioni, se vuoi.

Anonimo ha detto...

...conosco una che fino a ventanni schifava le banane!
damiana

Anonimo ha detto...

In tema di cibo, credo fermamente nella teoria del bambino che si ossessiona sulla stessa pietanza per dimostrare la sua personalità, ma a questo va aggiunto che ogni piccolo cambiamento nelle abitudini alimentari corrisponde un piccolo passo avanti nella conoscienza del mondo e di sè stessi. Personalmente ho un rapporto molto particolare con il cibo. Ho un 'allergia (o intolleranza, chiamatela un po' come vi pare) all'aglio e dei gusti molto selettivi. Inoltre lo stesso piatto preparato in maniera diversa ha il mio consenso o il mio rifiuto. E' per questo che preferisco la cucina casalinga (della mamy) o solo alcuni ristoranti a discapito di altri. Nel tempo, però i miei gusti sono cambiati un po' alla volta e riesco a mangiare una varietà di cose che solo dieci anni fa nemmeno mi sognavo di poter mangiare. Forse la selettività di cui parlavo si può mettere in parallelo con la selettività nella scelta di una partner. Alla lunga però il percoso che ho fatto con il cibo si è dimostrato valido anche nei gusti nei confronti dell'altro sesso per lo stesso principio di maturazione e maggior conoscenza che ci porta ad aver più aspetti da valutare e a non fissarsi in maniera infantile sulle certezze che cerchiamo di darci da soli.
Vi pongo questo quesito: se mi piacesse qualsiasi cibo, mi andrebbe bene una donna qualsiasi oppure diventerei ricchione?

Anonimo ha detto...

Anche io (come tanti a quanto pare) ho un rapporto particolare con il cibo...vado a periodi, per esempio per circa 8 mesi, tutte le mattine ho fatto colazione con le macine del mulino bianco.Non desideravo altro e mi svegliavo felice perchè potevo mangiarmele a colazione (posso saltare pranzo o cena ,ma il breakfast è sacro) ed ho continuato a farlo finchè non mi sono venute le nausee..adesso se vedo una macina del mulino bianco ho i conati...praticamente lo stesso effetto che mi fa vodka dopo la colossale sbornia presa la notte del capodanno 2001/02 a Londra (te lo ricordi Lajules?)Poi c'è stato il periodo dei cereali Kellogs Special K,relazione molto più lunga quasi 1 anno e mezzo, adesso sto con le fette biscottate da circa 1 anno...boh vediamo quanto dura.... ps però agli special K ci penso ancora
Loulou (Rita)

Anonimo ha detto...

Proviamo a ribaltare l'assioma che chi mangia bene è bravo a letto? Magari è vero che chi è bravo a letto ama anche mangiare bene...forse. Ma poi bravo per chi? E cosa è buono da mangiare per chi? E così diamo una mano a tutti quei grassi che mangiano ovviamente malissimo e quindi dovrebbero essere schiappe a letto e magari non lo sono affatto e viceversa ai magri ecc.. ecc... Saluti

Anonimo ha detto...

cari giuovani
sono qui(anzi, SIAMO QUI!!!!)a chiedervi: si può fare lo stesso discorso con il bere e il fareallammore? secondo voi, se il pego schifa(o magari è solo intolleranza, à la psk) vin e bira, ma va pazzo per tutto quello che ha più di 20 gradi, che vorrà mai dire? dovrei sforzarmi o mi volete bene così come sono?
w le pizzette di cortellazzo

Lajules ha detto...

Caro Pego, la tua dipendenza da superalcolici denota una cosa sola: vivi l'amore come un nordeuropeo. Adesso puoi trarne le tue conclusioni e non ti preccupare: ti vogliamo bene eccome!
Riguardo l'equazione tavola=sesso, io credo che chi e' curioso e allegro a tavola mostrera' le stesse qualita' altrove. Chi si abboffa alla nausea compromettendo la propria salute invece ha delle insicurezza che di solito non aiutano nelle relazioni personali. Ma a questo mondo c'e' amore per tutti, quindi non mi preoccuperei.
Anch'io come Loulou (benvenuta!!!) ho le mie ossessioni mattutine. Per anni e anni nessuno poteva convincermi che Special K e yogurt bianco non fossero la vera colazione dei campioni. Qui in America gli Special K hanno un gusto e una costitenza diverse, quindi sto ancora vagando sconsolata e sola tra gli scaffali di cereali cercando il nuovo idolo pagano da mettere nella tazza la mattina. Conosco bene anche la dipendenza da Macine, il mio biscotto preferito d'infanzia. Riesco ancora a mangiarle qualche volta, ma non posso dire lo stesso per le merendine della stessa marca. Crescere mi ha portato ad amare cibi piu' genuini e freschi, e mi chiedo come potessi mai amare cio' che ha una data di scadenza in un secolo futuro. Ho ancora un debole per gli strudel al fico. Chissa' che vuol dire...

annucci ha detto...

cari,
io ho un rapporto con il cibo molto intenso.
Mi rende felice quando mangio cose buonissime, magari al ristorante, mi rende nervosa quando mangio troppo e ingrasso, mi fa incazzare quando avrei voglia di mangiare qualcosa di buono ed invece in frigo non c'è una minchia se non mele, cipolle, yogurt al naturale e fesa di tacchino scaduta.
Sono felice quando cucino e un piatto mi riesce bene e mi innervosisco fino alle lacrime quando mi viene male.
La mattina sono un ossesso, posso divorare anche 20/30 biscotti di fila ma se mangio lo stesso tipo di biscotto per più di tre mattine di fila mi viene il rigetto.
Più volte ho provato a mangiare yogurt, cereali, pane, miele, marmellata ma la verità è che sono troppo pigra per preparare una tale colazione e quindi mi butto sui biscotti, anche se mi rimangono sullo stomaco tutto il giorno.
Ma parliamo di chi ha mania particolari con il cibo, come quell’amica di mia sorella che spalmava la nutella sul prosciutto cotto!
Chi di voi ama mangiare schifezze simili?

Lajules ha detto...

Ho trovato questa poesia su uno dei miei piaceri culinari (?) preferiti. Anch'io come Annucci ho un rapporto molto intenso con il cibo, che a volte si trasforma in vera celebrazione. Per chi sa l'inglese:


STRONG BEER
by Robert Graves

“WHAT do you think
The bravest drink
Under the sky?”
“Strong beer,” said I.

“There’s a place for everything,
Everything, anything,
There’s a place for everything
Where it ought to be:
For a chicken, the hen’s wing;
For poison, the bee’s sting;
For almond-blossom, Spring;
A beerhouse for me.”

“There’s a prize for every one
Every one, any one,
There’s a prize for every one,
Whoever he may be:
Crags for the mountaineer,
Flags for the Fusilier,
For English poets, beer!
Strong beer for me!”

“Tell us, now, how and when
We may find the bravest men?”
“A sure test, an easy test:
Those that drink beer are the best,
Brown beer strongly brewed,
English drink and English food.”

Oh, never choose as Gideon chose
By the cold well, but rather those
Who look on beer when it is brown,
Smack their lips and gulp it down.
Leave the lads who tamely drink
With Gideon by the water brink,
But search the benches of the Plough,
The Tun, the Sun, the Spotted Cow,
For jolly rascal lads who pray,
Pewter in hand, at close of day,
“Teach me to live that I may fear
The grave as little as my beer.”