04 agosto 2006

FAI COME PROVENZANO: LA RICOTTA FATTA IN CASA

BY LAJULES

Si avvicina il weekend e sia in America che in Italia sembra che il tempo sia davvero inclemente. Non c'e' occasione migliore allora per chiudersi in casa a godersi l'aria condizionata e a tentare qualche esperimento in cucina.

L'esperimento che vi propondo e' la ricotta fatta in casa. Questa ricetta certo sara' piu' gradita a chi come me vive in terra straniera e gastronomicamente semi-ostile. La ricotta qui e' popolarissima, ma e' fatta diversamente da quella italiana. In Italia, la ricotta e' fatta con siero di latte acidificato; negli Stati Uniti si usa latte pastorizzato e aceto. L'effetto e' diverso. Se la ricotta italiana e' soda e dolcina, quella americana e' granulosa e acidella. Se cotte, quella italiana si ammorbidisce senza perdere la forma; quella americana diventa liquida.

Ho imparato allora che e' molto facile farsi una ricotta in casa che sa di latte e non di aceto, e che rimane in forma anche nel mio piatto preferito: la torta pasqualina.

RICOTTA FATTA IN CASA

INGREDIENTI
2 litri di latte intero
250 gr di panna liquida
2 cucchiaini di sale
3-4 cucchiai di succo di limone fresco



-Preparare nel lavandino uno scolapasta coperto da una mussolina (una specie di garza fitta per filtrare le salse).

-Portare a bollore il latte, la panna e il sale.

-Aggiungere il succo di limone, abbassare la fiamma e mescolare per qualche minuto finche' il latte non si raggruma (non si raggrumera' tutto, quindi non vi preoccupate se e' molto liquido).

-Continuare a cuocere per 4-5 minuti e poi, con un mestolo, travasare il latte nello scolapasta.

-Lasciare riposare per un'ora, e poi mettere in frigo a raffreddare.

Io l'ho assaggiata anche calda ed e' buonissima. Dovrebbe venire un 3-4 etti di ricotta piuttosto consistente e cremosa, e molto buona! Se poi siete dei mafiosi latitanti da quarant'anni, allora probabilmente non avrete bisogno di leggere questo post. Sembra che quando Bernardo Provenzano fu arrestato in aprile, avesse delle ricotte fatte in casa. Sono sicura che ne avesse offerte un po' alla squadra antimafia, sarebbe ancora ad ammazzare in pace.

6 commenti:

annucci ha detto...

Supersfizio!
Quando torno dalle vacanze la proverò sicuramente.
Sta sera me ne parto per la Puglia vi saperò sapere quanti e quali tipo di ricotta proverò!
Nu bascio

Anonimo ha detto...

Che Superidea! Grazie Jules, questo weekend mi metto di buona lena e la faccio!
Poco credibile, vero!?
Baci a tutti e buone vacanze alla Annucci

Lajules ha detto...

Te possino PSK!! Menomale che so che fai il tuo dovere davanti alla griglia. Anzi, spero che nella tua ultima grigliata tu abbia indossato l'imperdibile cappello da cuoco con le sopracciglia incorporate. Se poi avessi anche una foto, quello sarebbe un SAY CHEESE da un milione di dollari.

Annina ha detto...

In effetti credo di averne già parlato alla Jules... qualche tempo fa ho comprato un libro, si intitola "Avanzi di galera" e contiene una raccolta di ricette realizzate dai carcerati nelle proprie celle, con strumenti fortunosi ed in condizioni precarie. Ovviamente tra queste c'è la ricetta della ricotta fatta in cella. La Jules, ti devo considerare una carcerata culinaria?

Lajules ha detto...

Considerami pure una prigioniera politica. Sono prigioniera qui in America, privata dei beni primari di sopravvivenza (formaggi freschi, speck, cachi, e baccala' mantecato) e costretta a vagare tra scaffali di patatine fritte mentre predico il vangelo della cucina genuina. Qui l'uovo a la coque e' considerato una raffinatezza, e il budino di gelatina e' uno snack comune.
La ricotta fatta in casa da' un senso alla mia missione e tempra il mio spirito meglio delle flessioni sul letto a castello.

Annina ha detto...

Cara lajuels,
allora forse è meglio che non ti parli delle mie vacanze in Val Pusteria, regno dello speck, dei formaggi di malga e dei finferli con la polenta. E’ anche meglio che sorvoli sul fatto che, avendo trovato ospitalità presso un maso che mi forniva solo l’esigua colazione tedesca, ho dovuto procacciarmi duramente il vitto quotidiano tra rifugi e locali tipici. Spinta dai morsi della fame, ho scoperto una pasticceria eccezionale con vista sulle Dolomiti di Sesto e su una ventina di torte diverse, due spettacoli in gara tra loro per la bellezza della veduta offerta. La bontà delle suddette torte non era meno eccezionale, anche se mi sono limitata ad ordinare quelle più salutari, con aggiunta di panna per non spezzare il cuore e suscitare l’incomprensione della cameriera alto-atesina, capace di chiederti: “La torta La vuole con panna o con gelato?” senza ammettere la terza via. Francamente, credo che alcuni tra quei dolci non fossero alla portata di uno stomaco mediterraneo: ne ricordo uno in particolare, formato da due sottili strati di pan di spagna su un ripieno di crema alla nocciola dell’altezza di dieci centimetri, evidentemente riservato alla clientela germanofona. E qui mi fermo perché la nostalgia mi coglie…