08 aprile 2008

A CACCIA DI PENNUTI

DI LAJULES

Sono arrivata in Italia la settimana scorsa per una lunga, e a mio parere meritata, vacanza. Dato il peso del fortissimo euro, Alec ed io ci siamo impegnati a riconsiderare qualsiasi acquisto. Addio scarpe e maglioni, addio pranzetti a Venezia, benvenuti cicchetti e gelati e, soprattutto, inviti a cena.

I due primi inviti, da parte prima di mia sorella e mio cognato e poi di mio padre, hanno previsto cene a base di oca e di anatra. L’oca in onto e’ infatti una specialita della campagna veneta per cui tutte le parti dell’oca vengono cotte lentamente in una pentola di terracotta insieme a olio, rosmarino, sale e pepe. La ricetta originale prevedeva che l’oca, prima di essere cotta, venisse sgrassata e messa sotto sale. Questo procedimento consentiva di conservare la carne fino a due anni. L’oca in onto e’ oggi un presidio slow food (piu’ slow di cosi’!) ed io ho potuto assaggiare questa versione in un bel ristorantino vicino a Vittorio Veneto chiamato [lo devo chiedere a mia sorella]. Insieme all’oca in onto, sono state servite pappardelle al ragu’ d’oca, crespelle con gli sciopeti (o strigoli, o carletti, Cat aiutaci tu!), maiale e gallina arrosto, oca arrosto, e per finire i buonissimi e tipicissimi biscotti alla farina di mais che si chiamano, proprio per il loro colore giallo, zaleti.

Un’altra specialita’ veneta, e in particolare trevigiana, e’ l’anatra, ed Alec ed io abbiamo potuto consumare pappardelle al ragu’ d’anatra ed anatra arrosto accompagnata da patatine arrosto e carciofi gratinati in un bel ristorantino chiamato [devo chiedere a mio padre], a due passi da Piazza dei Signori a Treviso.

Come avrete capito, dopo il miserabile fallimento della mia colomba fatta in casa, mi sono data alla caccia del pennuto, specialmente se gia’ preparato in antiche ricette regionali. La mia vendetta contro i volatili deve essere consumata, e non esiste luogo migliore del Veneto per portare avanti il mio malefico piano. Se trovero’ la polenta e osei che ormai non si trova piu’ da nessuna parte, mi lancero’ anche su quella.

3 commenti:

Annina ha detto...

Allora non puoi mancare ad un appuntamento con la “sopa coada”, la vera specialità culinaria nonché il vanto della provincia di Treviso (a parte il radicchio). E’ una zuppa di carne di piccione, che personalmente trovo inaffrontabile, ma che non posso fare a meno di segnalare in un post chiamato “a caccia di pennuti”!

cat ha detto...

polenta e osei??? ssasina! mi ricordo ancora i teschi minuscoli di tordi e passerotti col poccio che i miei nonni si sgranocchiavano allegramente davanti ai miei occhi inorriditi!
io preferisco il dolce: polenta e osei! lo zuccotto vanigliato.
gli strigoli, sgrisoloni sciopettini sono la Silene, saluti cat

Anonimo ha detto...

Esiste anche la ricetta "polenta e osei...scampai" ovvero polenta e uccelli scappati/fuggiti, ovvero "vorìa ma no posso" o "el magnar dei poareti". Questa ricetta mi pare migliore e basta sostituire i piccoli poveri "osei" con altra carne, frattaglie, maiale etc. Al posto degli "osei" ci si puo mettere, a mio gusto, anche il formaggio, che con la polenta ci sta benissimo e ha il pregio che gli uccellini possono continuare a svolazzare beati sugli alberi. Don't shoot the pigeon!