04 novembre 2007

L'AMICO FRRITZ

DI LAJULES

La mia passione smodata per il cibo e’ paragonabile solo a quella per il viaggio, ahime’ molto piu’ costoso (sebbene anche molto piu’ digeribile). Nelle mie peregrinazioni attraverso tre continenti, mi sono sforzata di capire cose mi rendesse italiana e cosa invece mi accumunasse con gli abitanti del paese che visitavo. Ho scoperto un’affinita’ con l’umorismo e la riservatezza inglese, l’ospitalita’ tedesca, la cucina familiare cinese, la megalomania/insicurezza americane, e il senso di amicizia spagnolo. Mi sono sentita una vera estranea in pochi posti, precisamente l’Olanda, il Belgio, e l’Alto Adige.


Certo, l’Alto Adige e’ parte della nostra cara Italia, eppure voglio includerlo nella mia lista di paesi stranieri per motivi che elenchero’ dopo quest’altra premessa. Premetto che la mia faglia ed io abbiamo trascorso numerose estati dei primissimi anni ’80 nella deliziosa localita’ di San Candido o Innichen, “al centro del Parco Naturale delle Dolomiti di Sesto, meta ideale per famiglie, circondata da imponenti vette alpine, profondi laghi palustri e bizzarri massicci dolomitici, le cui cime sono già da secoli oggetto di miti e leggende.”* Di quelle estati ricordo con commozione i paesaggi montani mozzafiato, il suono carissimo dei battocchi, i gattini dei nostri padroni di casa, e le innumerevoli ricette a base di burro, formaggio, selvaggina e funghi che mi hanno aperto gli occhi e lo stomaco sulla gastronomia locale.

Ogni mattina mia sorella ed io ci imbottivamo di krapfen alla crema, e nelle gite ai rifugi banchettavamo a formaggio fuso, carne di capriolo con pere e marmellata di ribes, risotti ai porcini, Wiener Schnitzel con patatine fritte, canederli allo speck, pane nero e burro, burro, burro. Nelle nostre gite nei boschi a raccogliere funghi (vestite di tutto punto con calzettoni di lana, braghe alla zuava e camicetta a fiori), piluccavamo mirtilli, lamponi e dolcissime fragoline di bosco.

Sono tornata a San Candido il mese scorso, per mostrare ad Alec che ci sono altre bellezze naturali in Italia a parte quelle della sottoscritta. Con noi c’erano anche mia sorella e il mio caro amico PSK, anch’egli amante e conoscitore delle Dolomiti dalla piu’ tenera eta’. San Candido non e’ cambiata affatto, se non per la vecchia latteria con il poster di Messner che adesso ha chiuso. Mi sono pero’ finalmente resa conto di quanto fossi diversa da questi sudtirolesi, e presto sono stata assalita dal familiare senso di inadeguatezza da italianazza in vacanza. Non ne combinavamo una giusta: cercavamo di ordinare dal menu a casaccio quando da quelle parti prima si ordinano tutti i primi e poi tutti i secondi; dimenticavamo la luce accessa nella stanza d’albergo; pretendavamo di far colazione alle nove e mezza del mattino, pranzare all’una e mezza e cenare alle nove. Grazie alla nostra ignoranza, ci siamo beccati varie occhiatacce, qualche rimprovero, un divieto d’accesso al bagno del Drau Bar, una pizza da consumare in 40 minuti (e sotto le solite occhiatacce) e vaghissime e volutamente erronee indicazioni per acquistare formaggi di malga da un fantomatico ed introvabile “Frritz.”

Eppure con ogni fallimento l’Alto Adige ci offriva prelibatezze a cui non potevamo resistere. Ogni porzione dei loro cibi sopraffini corrisponde infatti a quattro porzioni nel resto d’Italia. In un ristorante di Sesto ci siamo abboffati quasi a morte di speck e salame di cervo, ravioli alle erbe affogati nel burro e ricoperti di speck sfrittariello, stinchi di maiale, salsicce taglia 41, polenta ricoperta di formaggio fuso e due mestolate a testa di funghi porcini. E’ stata la prima volta nella mia vita italiana che ho richiesto una vaschetta per portare via gli avanzi (altra occhiataccia, ma il pranzo del giorno dopo ha fatto passare ogni imbarazzo).

L’unica isola di comprensione ed accoglienza l’abbiamo trovata nella gelateria da Tassilo, a San Candido, dove ho riassaporato un’altra mia passione d’infanzia: il gelato alla crema con lamponi caldi. Il signor Tassilo ci ha sorriso e ci ha servito con garbo, e nella sua gelateria abbiamo trovato un rifugio dalle nazionalita’ e dai nazionalismi. Quando si mangia una coppa gelato di sabato pomeriggio, non si puo’ fare a meno di tornare bambini e concentrarsi solo sui riccioli di panna montata e sul wafer appoggiato sul piattino.

E voi dove andavate in vacanza da bambini? E che vi mangiavate?


*Dal sito www.innichen.it.

6 commenti:

JAJO ha detto...

Ciao Lajules, anche io (negli oramai lontani 1981 e 82) sono stato in vacanza a San Candido, anche se in settimana bianca. Ti posso confermare che, anche allora, malgrado avessi non più di 13 anni, ero tenuto a "debita distanza" dagli indigeni: se entravi in un negozio e qualche paesano entrava dopo di te immancabilmente veniva servito prima lui; e le occhiatacce da "italiano, spaghetti, mandolini" erano all'ordine del giorno :-D
Però che ricordi le torte ed i gelati (la gelateria di cui hai parlato tu è quella di fianco alla chiesetta con il cimitero? Non so neanche se esiste ancora, visto che non ci sono più tornato, anche se la voglia e tanta e magari quest'inverno...... :-D). Ricordo che una volta perdemmo il pullman dal Monte Elmo e facemmo a piedi i 4 chilometri per tornare ad Innichen: arrivati digiuni alle 3 del pomeriggio (e con gli sci in spalla a 13 anni !!) ci buttammo in gelateria a mangiare una mega coppa proprio di gelato alla crema e frutti di bosco :-D
E poi riportai a Roma (con il treno) una vassoio con 8 fettone giganti di torte di tutti i tipi: che bei ricordi :-D

cat ha detto...

Mi sembrate un po' esagerati!
ma vi pare che un posto come san candido, a vocazione turistica da ben più di due secoli, possa maltrattare la fonte principale dei propri guadagni???
è che i suttirolesi sono fatti un po' così, ordine e disciplina, tutto è programmato e se qualcosa è fuori programma sbarellano un pochino!
Ma perchè questi posti incantano per il loro nitore e la cura che traspare in ogni dettaglio? ( a volte, lo ammetto, si rasenta l'ossessione), proprio perchè sono "gestiti" da persone pignole e attaccatissime alla loro terra, pfiet enk (saluti) cat

Lajules ha detto...

Jajo: Si', la gelateria e' vicinissima alla chiesetta del cimitero ed e' sempre la stessa da almeno 20 anni!

Cat: Viva il Sudtirolo e i Sudtirolesi, per carita'! Ma ci siamo tutti divertiti a notare come bastino poche ore di distanza per separare culture quasi completamente. Abbiamo fatto scorte di formaggi in una latteria tra San Candido e Dobbiaco: la conosci?

Annina ha detto...

Cara lajules, chissà se te lo ricordi: S. Candido me l'hai fatta scoprire tu molti anni fa, ma quel giorno la gelateria di cui parli era chiusa. Da allora non ho più dimenticata la Val Pusteria, e da tre anni non manco di andare in vacanza nella vicina Sexten (sarà meglio che smetta al più presto: è un attimo che ti ritrovi a raccontare di essere al tuo 30° anno di vacanza dai signori Tschutschenthaler o Holzer o simili).
Da piccola andavo in vacanza a San Martino di Castrozza e in gelateria ero costretta a prendere una coppa dal detestabile nome di Coppa Juventus: che vuoi fare, era un Eis Schokolade!

Francesca ha detto...

Io andavo SEMPRE in vacanza in Friuli nella nostra casetta e si mangiavano le verdure dell'orto, il latte appena munto, le uova ancora un po' sporche di culo di gallina (scusate il mio francese), conigli squoiati, polletti ruspanti, salami e capicolle fatti in casa, noci e nocciole che tenevamo al buio nella legnaia. Poi salivamo sul fico (l'albero più facile dove arrampicarsi) e ne mangiavamo le delizie fino a farci scoppiare la pancia oppure squotevamo i fragili prugni abboffandoci dei suoi frutti gialli. Insomma si magnava di brutto, si era a contatto con la natura e con gli animali, soprattutto per via dei vicini di casa contadini, che ora purtroppo non hanno più nessuna bestia. La città di Pordenone si allarga ed ingloba questi fazzoletti di campagna vera, a volte anche crudele per una bimbetta milanese che non voleva tirare sassi agli uccellini per passare il tempo. Pero' sono grata di aver sempre saputo da dove viene il cibo che mettiamo sulla tavola, ed il suo vero sapore.

Anonimo ha detto...

Miiiii.... Lacrimuccia che scende!
Cmq volevo ricordare l'orario di chiusura della cucina della Lanterna Verde: 20:30!!! E:" Se arrivate entro le 13:00 vi diamo da mangiare". Per il resto: W la Lanterna Verde!!!

Bye