26 settembre 2006
Alessio Nannini: Il blog che mi inviperì
Quando ho voglia di rassicurarmi della felice mediocrità dei miei scritti, rileggo qualche paragrafo dei romanzi classici più cari. La combinazione tra lo stile dell’autore e la sensibilità del traduttore diventano un traguardo impossibile e rassicurante: non esiste alcuna possibilità che io produca un Delitto e Castigo, o un Tristram Shandy. Il mio blog può continuare ad esistere tranquillo.
Fortunatamente o sfortunatamenete, venerdì sera sono capitata tra le pagine del blog di Alessio Nannini. Sono bastate poche righe perché diventassi schiava delle parole intelligenti, divertenti e importanti dell’autore. L’invidia montava, ma mi tranquillizzavo pensando che Alessio Nannini non potesse che appartenere alla generazione dei miei genitori, che aveva goduto di un ottimo e implacabile sistema scolastico dalla penna rossa. Dopo una ventina di pagine divorate a stomaco vuoto, mi sono resa conto che il Nannini ha la mia età, e forse un anno di meno. Lo stomaco mi si è chiuso completamente.
Bando alle invidie (marcissime) consiglio a tutti di andare a leggere il blog di Alessio Nannini. I suoi post raccontano storie romantiche e paurose di chi è alla ricerca della bellezza e di segreti spaventosi. Spesso le riflessioni sono anche molto divertenti, e mi sono fatta numerose veneziane “scocconate”. Da molto tempo non leggevo parole così significative, fresche, e personali. Bravo Alessio Nannini. E maledetto anche.
25 settembre 2006
MINT JELLY

Cari fioi, non ho mai desiderato tanto una macchina fotografica come venerdì sera, per immortalare quello che non credevo di vedere mai in vita: una torta di compleanno aliena! Ebbene sì: alla festa a sorpresa di un mio amico, la famiglia gli ha preparato un budino di gelatina verde alla menta, a forma di cupoletta, circondato da pezzettini d’ananas. La foto che vi allego, purtroppo, ne è solo un simulacro informe. Dovevate vedere come tremolava la candelina sopra il cupolone semovente! I suoi figli erano entusiasti, per cui avevo attribuito a loro la responsabilità di una simile scelta, ma il festeggiato mi ha rivelato che in realtà è sua madre, una spiccia signora milanese, a propinare da decenni questo dolce alla famiglia. In effetti, dopo aver levato urla di giubilo alla presentazione del dolce, i bambini si sono defilati, millantando odio secolare per la menta e misteriose allergie. Noi, invece, per non dispiacere ai padroni di casa, abbiamo assaggiato. Non si può dire che fosse cattiva, solo che l’effetto gustativo non era molto diverso da quello che si prova ingurgitando un dentifricio in gel (marca AZ, per capirsi). A parte il mio uomo, la cui alimentazione è tuttora oggetto di studio per gli scienziati e che ha caritatevolmente mangiato anche la mia porzione, nessuno è andato al di là del secondo cucchiaino. Quanto al gusto dell’ananas, che avrebbe dovuto costituire una sorta di risarcimento per i nostri palati, si è completamente alterato, come chiunque si lavi i denti può facilmente immaginare (e penso si tratti della maggioranza). Ma a che serve raccontarvi tutto questo, senza una foto? Non ci credereste mai, queste cose non possono succedere, non in Italia, almeno.
22 settembre 2006
40.000 Piccioni con una fava

Sembra pero’ che oggi il problema della Serenissima sia un altro: gli stramaledetti colombi che scagazzano (o schittano) sui monumenti e sui passanti. CNN.com dà l’allarme: ci sarebbero almeno 40,000 piccioni in giro per Venezia, e la maggior parte sono in piazza San Marco.
I colombi di Venezia sono odiati dai locali. Emanano un odore nauseabondo, perdono piumacce untuose da tutte le parti, ed hanno un'arroganza da padroncini che li rende odiosi a chiunque trascorra a Venezia più dei 3 giorni spesi dal turista medio (americano). Riguardo all’arroganza, l’esempio più eclatante è il colombo che si prende tutto il tempo che vuole per attraversare la calle a piedi. Anche nel traffico mestrino ho potuto osservare lo stesso fenomeno.

I veneziani, da sempre, borbottano ma non reagiscono. Alcuni hanno coi colombi ovvi rapporti di connivenza, altri ormai hanno la mentalità colombara che non riesce ad immaginare un cambiamento. Ma come al solito ci sono sacche di resistenza. Spesso la lotta avviene seguendo i consigli di antichi adagi e quindi oggi vi propongo una ricetta per coordinare una azione di disturbo significativa.
18 settembre 2006
FRAGOLONI E ALIENI
Cari Fioi,
quest’oggi vorrei parlarvi della mia bella pianta di fragole.
Finalmente, dopo primavera ed estate, la poverina è riuscita a buttare fuori qualche fiorellino che si è prontamente trasformato in succulente fragolone pronte a finire nella mia bella panza!
Dico finalmente perché, la povera malcapitata, è finita più volte nelle grinfie del mio obeso gatto Tripoli (in realtà non è un gatto ma un abitante del pianeta Grassunia, i cui abitanti per una straordinaria coincidenza intergalattica sono uguali identici ai nostri gatti e odiano a morte le piante di fragole).
Il Grassopode, Tripoli nella fattispecie, è riuscito per ben tre volte a recidere i fiorellini con un morso, fino a che abbiamo avuto la brillante idea di comprare una piantina di erba gatta aliena per distrarlo.
Lo strafatto Tripoli ha cominciato ad ignorare quindi la mia piantina e io ho potuto finalmente goderne i frutti. La prima fragola è maturata settimana scorsa, l’ho messa con orgoglio su un piatto di portata e, da mogliettina premurosa quale sono, l’ho divisa in due per farla mangiare anche al mio topo.
La fragola era buona anche se per la mia impazienza l’ho staccata un paio di giorni in anticipo ed era un pochettino aspra, ma non tanto.
Ero anche un pò triste perché gli altri fiori non si decidevano a trasformarsi in fragole, oppure rimanevano fragolette verdi e striminziate per giorni, al ché il mio topo mi ha spiegato che affinché le altre fragole maturino bisogna staccare quella centrale del “mazzetto di maggio” e cioè quella che corrisponde alla gemma apicale (ovviamente mi sta dettando il topo altrimenti non avrei avuto la minima idea dei termini da usare).
Questo perché la gemma apicale produce un enzima che inibisce la crescita di quelle laterali, quindi eliminandola le altre crescono più rigogliose. Contenti della lezione di agronomia?
Tripoli il grassopode strafatto di erba gatta aliena
15 settembre 2006
Appunti appetitosi: Seattle

pioggia, con gallerie d'arte, biblioteche di undici piani e caffè, litri e litri di caffè eccellente. E se piace ai prudenti italiani, vuol dire che è buono!
Fantastico soprattutto l' "house coffee", una via di mezzo tra un espresso e una moka, denso e cremoso e così grande da tenerti compagnia per tutta la mattinata.


Per brunch, ci siamo fermati in un localino che serve pesce del luogo, sia fritto che affumicato, per amanti dei gusti nordici e anglosassoni. Ci siamo avventati su un panino al salmone affumicato con contorno di patatone fritte con la buccia. Freschissimo. Sul tavolo c'era un bel rotolo di carta da cucina per pulirsi le mani. Un posto alla buona insomma, pero' con vista sul mare! Comincia il pomeriggio, eravamo in compagnia e ci siamo lasciati un po' andare, ma se anche voi siete in vena di indulgenze, Seattle offre ai golosi e agli amanti dell' Happy Hour interminabili cicchetti internazionali e drinks avventurosi. La nostra host Chandra ci ha portati in un localino contrassegnato da una anonima porta di ferro, che mai avrei scovato da sola. E' un ristorante thailandese, molto hip, ma sorprendentemente economico, se arrivi durante l'Happy hour. Ci hanno servito un magnifico cocktail a base di tè e vodka, cicchettoni di pesce e vegetariani. Spesa totale 15 dollaroni a testa. Mi viene da piangere.....Poi ci siamo buttati su un messicano, Margaritas in riva al mare, 2 tacos con pesce Bonito e 2 con patate dolci, formaggio messicano e salsa segreta al mango....

Il giono dopo, ci siamo ripresi dalla mangiata e bevuta generale con una colazione energetica preparata da Chandra. La nostra ospite, nata a Seattle abbraccia la cultura salutista e attivista dell'America del nord ovest, cibi organici, frutta e verdura, pero' ama l'Happy Hour e si è già prenotata una vacanza a San Daniele per il prosciutto!!

Da bere, succo ultravitaminico e che rallegra anche lo spirito per il suo colore intenso: centrifugato di arance, carote e barbabietole!!! Una raccomandazione per chi consumerà questa pozione magica, il colore rosa tingerà le vostre esperienze più intime, non fatevi prendere dal panico...passerà.

Dopo colazione (a mezzogiorno) abbiamo passeggiato per la città e ammirato parchi e vedute della baia. Ho anche trovato 15 dollari in un bagno pubblico e concluso la giornata con l'ennesimo Happy Hour, stavolta in un localino giapponese dove ci hanno servito sushi ( freschissimo!! ) calamari fritti con salsina agrodolce e gamberoni tempura avvolti in spaghettoni e poi fritti.
Fantastico il pesce da queste parti: fritto, affumicato, crudo, freschissimo, come raramente si trova negli States.
Grazie Seattle e alla prossima visita, speriamo presto.
11 settembre 2006
Vittorio Emanule e Il Posto dei Savoiardi
TheDeadChef e’ nauseato dal laidissimo Vittorio Emanuele di Savoia una volta per tutte. L’Italia ha avuto diverse prove che la decisione di esiliare i monarchi fosse buona e giusta. Negli anni di esilio, i commenti volgari e stupidi del flaccido Vittorio, anche con le pronte correzioni della moglie – Sandra Mondaini di Savoia – avevano aperto uno scorcio orrendo sulla sbandierata eleganza della nobilta’ europea. Poi l’omicidio involontario e assurdo di un ragazzo a bordo di uno yatch, dopo che il viscido Vittorio si era scaldato per una lite, ci aveva mostrato quanto il re, oltre che un buzzurro, fosse anche un pericolo pubblico. Se poi fosse servita una prova ulteriore, eccoci l’orribile erede, l’uomo-lupo Emanuele Filiberto (ahime’, principe della mia Venezia), che ricordo arrivare alle feste in elicottero accompagnato da modelle compiacentissime, mentre si ostinava a definirsi “un ragazzo come tutti”. Insomma, dei Savoia ci piacevano solo i savoiardi, con cui fare un tiramisu’ che ci tirasse su il morale dopo ogni puntuale, Reale Autogol.

Nonostante tutto, il governo italiano e’ sempre pronto a aiutare chi non lo merita, e la carovana Savoia e’ tornata in Italia. Eh gia’, proprio questi Savoia cosi’ nobili che riuscirebbero a mettere in imbarazzo Valerio Merola in uno strip-club di periferia.
Fortunatamenete pero’ quest’estate rotocachi e quotidiani ci hanno scaldato il cuore con lo scandalo Savoia. Il repellente Vittorio Emanuele si e’ fatto beccare con le mani manicurate nella marmellata: sfruttamento della prostituzione e truffa nel gioco d’azzardo, coronati dalla nobilissima vendita di medicinali fatti di acqua e zucchero ai paesi del terzo mondo. Non c’e’ che dire: che classe! Ma questi reati non bastano e le intercettazioni dell’ottimo John Woodcock svelano non solo una mente malvagia, ma una reale, realissima, rozzezza. Al grido di “Viva la gnocca!”, il ributtante Vittorio Emanule ci ricorda che nobilta’ d’animo raramente alloggia in cuore di nobile. Oggi arriva l’ennesima intercettazione. Quella fetecchia di Vittorio Emanuele, in prigione come meritava da molto tempo, non riesce a tratterenersi e dichiara al suo compagno di cella di aver “fregato” i PM francesi nel processo per l’omicidio sullo yatch.
TheDeadChef allora vuole ribadire cio’ che ha sempre pensato. Lo squallidissimo Vittorio Emanuele di Savoia rappresenta cio’ che e’ sbagliato nella societa’ di oggi: il privilegio dato alle sanguisughe, la liberta’ data a fetidi individui che ammazzano per sbaglio, odiano le donne, sfruttano i paesi poveri, ed eppure continuano a parlare alla gente di buon senso dall’alto in basso. Ogni rintocco di questo re e’ una nota stonata che stride col genio italiano.
Ricordiamoci sempre che le ricette migliori hanno bisogno di ingredienti di prima scelta, e un buon tiramisu’ merita ben altri savoiardi.
07 settembre 2006
W LA FESTA DELLE FICHE

Cari Amici,
visto che chi è in America sfoggia le proprie peripezie in lungo ed in largo per gli States, chi sta qui nella bella Italia non può far altro che rendere pan per focaccia (e che focaccia!!) con le proprie in giro per lo Stivale.
Ebbene si, il tanto sospirato post sulla Puglia è finalmente arrivato, ricco di squisitezze.
Tanto per cominciare vi voglio rendere partecipi della simpatica sagra che si è tenuta il 16 agosto a Marittima in provincia di Lecce: LA FESTE DELLE FICHE.
Immaginereste che una festa del genere, presentata dalla locandina che vedete qui sopra, possa essere stata organizzata solo da un circolo di simpatici scaricatori di porto (con tutto il rispetto per la categoria) ed invece chi scopriamo che è stato ad organizzarla? Niente popò di meno che il Centro di Educazione Ambientale!!
Ma veniamo a noi. Credo che una delle cose principali che si possa dire della Puglia è che sono totalmente ossessionati dal cibo che finlamente ho cominciato a capire come mai all'estero ci definiscono "Food Obsessed".
Lungo la strada c’è un ristornate ogni 5 metri, una pasticceria ogni 3 una rosticceria ogni 4, senza contare i fruttivendoli, i bar, i pescivendoli etc etc ect.
Ovunque tu vada cercano di offrirti del cibo, possibilmente fritto se salato e infarcito di creme per quanto riguarda i dolci.
La mattina il bar pasticceria offriva, oltre alle solite brioches e paste di produzione propria, gli ormai mitici pasticciotti leccesi e cioè delle frolle con 2 etti di crema dentro, il bar della spiaggia offriva a tutte le ore del giorno pepata di cozze accompagnata da fatte di pane FRITTO, primi di ogni genere, secondi di carne e pesce, dolci, gelati (una coppa di gelato è come minimo di 3kg, compresa frutta buttata dentro intera, cocomero compreso).

I panini sono grossi quanto un piatto di portata e sono fatti con pane di produzione propria.
Siamo andati a fare una gita in barca per vedere le grotte e ad un certo punto le guide hanno cominciato a tirare fuori vassoi di pizzette, focacce (come queste!!??), taralli, frutta, vino, salatini e chi più ne ha più ne metta! Insomma Morale della favola in puglia lo stimolo della fame lo senti solo verso l'ora di pranzo del primo giorno e io sto meditando serimente di comprare seconda casa in zona!!
05 settembre 2006
PESCI IN FACCIA A SEATTLE

Questo fine settimana ho fatto una capatina a Seattle per un matrimonio. Ci sono volute 7 ore di aereo e un cambio ad Atlanta, e mi sono ritrovata nella citta’ mecca dei miei sogni grunge del liceo. Seattle e’ una citta’ bellissima, con quartieri alternativi pieni di negozi di dischi e bar rocchettari. Nonostante poi Seattle abbia fama di citta’ piu’ piovosa d’America, ho potuto godere di 3 giorni di caldo e sole, in barba alla coda dell’uragano Ernesto che annaffiava Washington, DC. Tie’!
Seattle e’ famosa in America per due specialita’ gastronomiche: il caffe’ e il pesce. Seattle e’ infatti la citta’ natale della famigerata catena Starbucks che impazza in tutto il mondo tranne che in Italia, dove, se Dio vuole, non avremo mai bisogno. Ma a parte Starbucks, il caffe’ espresso si puo' trovare in ogni angolo della citta’ ed e’ possible sorseggiare un doppio espresso macchiato quasi ovunque. Librerie, negozi di mobili, e officine hanno spesso un banchetto con una bella macchina espresso e, lasciatemelo dire, il caffe’ che ho assaggiato era veramente buono. Non a livello di Napoli, ovviamente, ma assolutamente decente anche per l’Italia. Se capitate a Seattle, andate a Caffe’ Vita a Capitol Hill e capirete di cosa parlo.

A colazione poi Alec ha avuto modo di assaggiare del vero salmone affumicato, totalmente differente da quello inbustato che mangiamo a Capodanno (il cui rosa viene da un colorante nel pastone del pesce). Questo salmone era stato affumicato in una vera smokehouse, e manteneva la constistenza del pesce cotto piu’ il gusto pungente e dolce dell’affumicatura. Insomma, ci siamo rifatti ampiamente del pranzo del matrimonio completamete vegano: per carita’, buonissimo il tofu e il riso speziato, ma se il pesce e’ buono io non posso trattenermi.
Vi lascio allora con una ricetta per una pasta al salmone veloce e buona, che vi riempira’ di Omega-3 e felicita’.

Bigoli al Salmone
Arrostite un trancio di salmone in forno, sbriciolatelo e buttatelo in padella con poco olio e uno spicchio d’aglio schiacciato. Aggiungete un po’ di vino bianco e fate evaporare. Quando i bigoli sono quasi cotti, scolateli e buttateli nella padella col salmone, aggiungendo un bicchiere scarso di acqua della pasta. Appena l’acqua sara’ completamente assorbita, servite sui piatti e cospargete di sedano fresco tritato finissimamente. Buon appetito!
Per Franisia: a Seattle c’eri anche tu! Aspettiamo ansiosi il tuo resoconto, specialmente perche’ a Seattle ci sei stata una settimana, e non 3 giorni come la sovrascritta.